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Un novello Luciano De Crescenzo. Un po’
ingegnere e un po’ scrittore. A soli 29 anni. E’ Giancarlo Avolio, laureando
in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Federico II, autore di un romanzo
giallo – alla sua prima pubblicazione – in uscita a febbraio. “La
Vendetta di Efesto”, il titolo del thriller ambientato alle
falde del Vesuvio. Un lavoro originale, che un editore napoletano – Massa –
ha voluto premiare, pubblicandolo. La Piazza telematica di Scampia –
quartiere dove abita Avolio – la cornice scelta per la presentazione del
libro. Che vedrà la presenza del presidente circoscrizionale Raffaele
Varriale e di altre autorità cittadine, “perché quel messaggio
che è piaciuto è stato il messaggio di fondo che ho voluto dare: quello
di una Napoli diversa dai pregiudizi di tutta la gente che non conosce
la vera realtà partenopea, quella fatta di storia e tradizioni, cultura e
valori”, dice Avolio.
In una Napoli odierna, teatro di una faida
di camorra che indigna l’Italia intera, uno studente di Ingegneria,
cittadino di quella Scampia dove continuano ad ammazzarsi senza regole e
senza onore, esordisce con un racconto quanto mai attuale e verosimile: la
storia di un padre – il direttore dell’Osservatorio Vesuviano – che medita
atroce vendetta per punire Napoli e gli assassini di sua figlia, una bimba
morta per errore in un agguato della malavita nel centro della città. Un
piano lucidamente folle che avrà nel Vesuvio – simbolo della città in tutto
il mondo – l’ispirazione sul modo di vendicarsi. La Vendetta di Efesto, per
l’appunto. “Partendo da una storia inventata – spiega Avolio – il
libro si pone seri interrogativi sulla convivenza con uno dei vulcani più
pericolosi della Terra. Ed è anche uno spunto per meditare su Napoli e le
sue bellezze, a dispetto di quanti vogliono vederla solo con gli occhi della
cronaca nera.”
Iscritto al Corso del vecchio ordinamento di Ingegneria delle Telecomunicazioni, Giancarlo è a un passo dal
traguardo. “Ho finito tutti gli esami. Dovrei discutere la tesi a marzo.
Il professor Lucio Sansone è il mio relatore, Sistemi Informatici la
mia materia, 26 la mia media”. Completato alla fine del 2003, l’autore
ha impiegato meno di otto mesi per scrivere le cento pagine del suo libro, “contestualmente
allo studio, senza rubare tempo agli esami. Scrivevo nei ritagli
di tempo, la sera, la domenica pomeriggio. Non ho avuto grandi difficoltà
perché il romanzo quasi andava avanti da solo”.
Studi ingegneristici e “mente aperta”
Al suo editore è piaciuta l’originalità
della trama, “nata – dice Giancarlo – osservando il Vesuvio. Di
qui la scelta di un fantomatico direttore dell’Osservatorio Vesuviano come
personaggio principale del libro. Però ho immaginato che fosse milanese e
che avesse tanti pregiudizi su Napoli e sui napoletani, per analizzare come
avrebbe potuto reagire innanzi ad un fatto tragico quale la morte violenta
di un figlia, rispetto ad un napoletano qualsiasi, purtroppo un po’ avvezzo
a simili vicende”.
In copertina un dipinto seicentesco di
Paolo De Matteis che raffigura la vendetta di Efesto. “Nella mitologia
greca – racconta Avolio – Efesto è il dio del fuoco che con uno
stratagemma riesce a vendicarsi della madre. Come accade nel mio libro, con
il protagonista che usa il Vesuvio come arma per punire i colpevoli”.
Entusiasta del lavoro, l’attuale direttore
dell’Osservatorio Vesuviano, il prof. Giovanni Macedonio, autore
della prefazione del testo e a cui Avolio aveva già mandato, in precedenza
una copia del manoscritto. “Una persona affabile e disponibile e che avrò
il piacere d’incontrare alla presentazione del libro. Il Direttore ha
apprezzato come abbia caratterizzato il protagonista, dandogli una veste
umana, diversa dai soliti abiti scientifici”. “Ironia del caso –
prosegue Avolio – anche Macedonio non è di Napoli. E’ di Pisa, ma ha una
stima di noi napoletani ben diversa dal personaggio che ho inventato”.
Una passione per il noir nata da qualche anno, leggendo i
libri di Grisham e dell’italianissimo Carlo Lucarelli. “In verità –
ammette Avolio – da piccolo amavo soprattutto i saggi di scienze, la
fantascienza in primo luogo e i libri di Asimov in particolare. Per
questo motivo, credo, mi sono iscritto ad Ingegneria. Poi, studiando
Ingegneria, ho pensato di aprire la
mente e guardare altrove, ampliare la mia cultura. E sono approdato ai
gialli”. “Angeli e demoni” di Dan Brown, l’autore del best seller
“Il Codice da Vinci” il libro cui si sta dedicando adesso Giancarlo.
Non è stato facile pubblicare il testo. “Mi sono rivolto a diverse case
editrici napoletane, cercate su Internet, ma i piccoli editori sono poco
propensi ad investire su nuovi autori; in Italia si legge poco e con gli
emergenti le casse delle società editrici restano vuote”. Poi l’incontro
con l’editore Massa che, affascinato dall’originalità del racconto, ha
stipulato un regolare contratto di edizione con Avolio ed ha inserito La
Vendetta di Efesto nella sua collana di gialli napoletani.
Il
libro sarà presentato nella Piazza Telematica di Scampia, quartiere dove da
otto anni vive Avolio. “Sono nato e cresciuto a Secondigliano. Poi con la
mia famiglia ci siamo trasferiti a Scampia, in un bel parco con attrezzature
sportive e tanto verde. Un’oasi nel deserto del quartiere”. “Scampia è un
quartiere nato male dal punto di vista urbanistico – continua lo
studente – e per risollevarsi va riqualificato. Qualcosa già bolle in
pentola: la nuova fermata della metropolitana, l’apertura di uno stadio per
le partite di calcio della serie C, la Piazza Telematica (la
prima in Italia), una grande villa comunale ancora in espansione. Scampia,
però, da sola non ce la fa; ha bisogno d’aiuto se davvero vuole diventare un
luogo sano e felice”.
Irrisori i guadagni che si prospettano per l’autore (10
euro il prezzo di copertina), secondo cui “quando si comincia, si scrive
più per passione che per denaro”. La carriera letteraria di Giancarlo
Avolio, comunque, sembra non volersi arrestare, con un’altra storia già nel
cassetto e ancora un thriller ambientato a Napoli. E’ l’ingegnere, però, ciò
che vorrebbe fare da grande. “Dopo tanti sacrifici per studiare, provo
prima a sfondare nel mondo delle telecomunicazioni, nelle compagnie
telefoniche, per esempio, o in società che si occupano di Internet.
Poi si vedrà”. D’altra parte, non ha iniziato così anche l’illustre
collega Luciano De Crescenzo?
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